Storia Dell’Albergo

La Pensione Guidi con le case dell’isolato era conosciuta con il nome di “Appalto Vecchio” prima della Seconda Guerra Mondiale. L’albergo, originariamente disposto su due piani, viene costruito negli anni ‘29 – ’30 e l’attività alberghiera inizia pochi mesi dopo. Le attrezzature ed i comforts ne fanno uno degli alberghi più ricercati della provincia. Per quell’epoca l’acqua corrente calda e fredda in ogni camera ed i servizi completi di bagno ad ogni piano sono più che un lusso. Le finiture, gli stucchi e gli arredi sono in tono con le esigenze della classe e della signorilità degli ospiti di quei tempi. Nel periodo del Secondo conflitto mondiale anche San Mommè subisce le conseguenze della guerra con la presenza dei soldati tedeschi che presidiano la zona collinare sovrastante la città per sorvegliare la Linea Gotica (che passa a nord del paese) e per controllare l’attività della linea ferroviaria “Porrettana”, linea di grande importanza strategica nell’economia del conflitto e dei collegamenti con il nord Italia.
In quel periodo l’albergo viene requisito dal comando delle truppe tedesche che vi stabilisce l’alloggio operativo degli ufficiali dei reparti S.S. facendone un vero e proprio quartier generale. Nei primi mesi del ’45 i tedeschi prepararono la strategia della loro ritirata, minando anche l’albergo e l’intero isolato dell’Appalto Vecchio. Quando sono costretti ad abbandonare la zona fanno esplodere le mine e dell’albergo non rimane in piedi che la facciata sud e parte di quella ovest.
Nel ’46 tra mille difficoltà, ha inizio la ricostruzione, e nel ’47, la vita dell’hotel riprende il suo corso.
Fino all’anno 1968 (data di apertura dell’Hotel Arcobaleno) la Pensione Guidi è la sola struttura alberghiera ad operare sul territorio.
Nell’immediato dopoguerra, con il riemergere della voglia di ballare e di passare le fresche serate estive in collina, la gente della città inizia a salire e ad ammucchiarsi alla Pensione Guidi dove il maestro Marino Menichini con la sua fisarmonica suona le hits dell’epoca: “Rosamunda”, “Pippo Pippo non lo sa…” ecc.
Inizia così e prende piede quel turismo che oggi viene definito “del fine settimana”.
Da quando è nata, la Pensione Guidi, ha fatto la storia dell’ambiente turistico non solo di Pistoia e Provincia ma anche di Bologna, Firenze e Prato; personaggi famosi dello spettacolo, dello sport, della politica, dell’imprenditoria e dell’alta borghesia di quei tempi passano e sono ospiti frequenti delle belle camere del cav. Luigi, proprietario e gestore della Pensione omonima.
Oggi la struttura è gestita dalla famiglia del Cavaliere che continua ad operare nell’attività del settore alberghiero.

Tratto dal libro “San Mommè una storia” di Don Antonio Turchi.

Info

Pensione Guidi
Via San Mommè alla Collina, 47
51100 San Mommè (PT)
Tel. e Fax +39 0573 470022
http://www.albergoguidi.com

Il Fondatore Dell’Albergo

“Ha preso per la gola i grandi d’Inghilterra…”
Il Ritz Hotel è a due passi da Buckingam Palace. Secondo Agatha Christie, nei suoi vassoi il caviale del Volga non è mai mancato, nemmeno quando Stalin firmò con Hitler il patto di non aggressione. Al Ritz Hotel Mr. Guidi ha lavorato 18 anni. Direttore di ristorante, duttile nel frack di servizio ha dato il benvenuto al Principe di Galles e a Winston Churchill. Fu con le sterline di Londra inviate alla madre attraverso la Banca Commerciale che riuscì a costruire il primo albergo del paese.
“…emigrai a 12 anni…”. Da San Mommè alla Corsica. Serviva pasti vino “cape Corse” e paté in un bar di Propriano. Raccontava: “ogni tanto arrivava un telegramma”, “stasera si scende…” E nel bar deserto, i banditi dei monti vicini, ora passator cortesi, ora assassini, restavano fino a tardi. Quando la sbornia era al colmo, si iniziava a giocare con le pistole. Lì il dodicenne Mr. Guidi non ebbe noie. Ma d’inverno sempre come cameriere esercitava il suo duro lavoro in un bar di Marsiglia sulla Canebiere, un viale vecchio del porto. Era il tempo degli “apaches” banditi Parigini e Marsigliesi, banditi di città, dai modi pittoreschi, sui quali è cresciuta la leggenda. A Marsiglia il giovane Luigi ne incontrò uno. Era seduto sulla terrazza del bar quando una pallottola uscita dall’intreccio di una sparatoria tra Petit Jean e la polizia, fischiò tra i tavoli e incise la sedia. Petit Jean assassino tra l’altro di due donne, fu ghigliottinato in pubblico.
Da Marsiglia a Genova, poi Ostenda.
Nella Fiandra Occidentale Mr. Guidi assiste al panico per l’imminente invasione tedesca. Molti fuggono nella vicina Inghilterra, ma sui traghetti non c’è posto per gli Italiani.
“…eravamo 250, prendemmo un barcone a vela e, stipati ed incerti, passammo la Manica. Ogni tanto navi Inglesi sparavano a prua: controlli di rito e, di nuovo, via libera. A Dover non c’era posto, passammo in un porto vicino: due giorni e mezzo per coprire un tragitto che, in condizioni normali, non richiedeva più di tre ore…”.
A Londra Mr. Guidi trova lavoro in una casa di un ammiraglio; lavoro da tuttofare, una sterlina d’oro al mese; è certamente poco, quasi niente per un emigrato che ha lasciato in patria una madre e sei sorelle, ma grazie ai buoni uffici dell’ammiraglio entra al Savoy Hotel con la qualifica di “Chef de Rang” (otto tavoli da sorvegliare).
In quei giorni gli Zeppelin lanciano su Londra i primi ordigni.
Dal Savoy al Piccadilly Hotel e il Ritz si fa più vicino, è infatti sulla stessa strada oltre la chiesa di St. James e Burlington House, ma non è ancora il momento, Mr. Guidi accetta un posto al Grand Hotel di Clacton-on-sea, città balneare sulla Manica. “Attento, cortese, degno della massima fiducia”: con queste referenze torna a Londra direttore di ristorante al Ritz; dalle finestre si vede Buckingam Palace. Acquista in cartoleria un album dalle pagine color avorio e da quel giorno lo porterà sempre con sé mostrandolo come prezioso ricordo: Wiston Churchill scendeva spesso al Ritz, la sua firma è alla terza pagina dell’album, poco oltre c’è quella di Anthony Eden.
Qualche tempo prima, nel giugno del ’35, Mussolini, irritato aveva messo alla porta un signore inglese portavoce, in quel momento, della Società delle Nazioni: i diritti Italiani dell’Abissinia erano fuori discussione. “Il portavoce racconta J.P. Taylor, rientrò a Londra aspramente anti italiano, come poi rimase per sempre”. Quel signore era Anthony Eden, e lo storico non sa, che un giorno, nel ristorante del Ritz, spremendo un limone su delle ostriche e guardando Mr. Guidi esclamò: “…come vorrei che questo limone fosse Mussolini!!!…”; Mr. Guidi restò muto, ma senza rigidezze nel suo frack di servizio; ormai conosceva bene l’inglese e… gli inglesi.
Solitaria, sulla prima pagina dell’album, la firma di re Edoardo. Il Principe di Galles non aveva ancora rinunciato al trono per Wallis Warfield (Mrs. Simpson), ma la decisone era ormai prossima. Mrs. Simpson alloggiava al Ritz.
“Un giorno mi chiamò ricorda Guidi, e mi informò di un pranzo al quale avrebbe fatto partecipare anche il futuro Duca di Windsor e mi indicò il menù. Un menù scombinato, esoso, alla maniera Americana, consigliai così a Mrs. Simpson di affidare a me la scelta. Dopo pranzo mi fu consegnata una lettera con i complimenti della Signora…”.
Intorno al ’40 Mr. Guidi torna a San Mommè, la piega dei pantaloni lo distingue subito: “…Tutti portavano i pantaloni a tromboncino…”.
Non tornerà più al Ritz, ma nel frattempo i Tedeschi distruggeranno gran parte dell’albergo costruito a San Mommè.
Con moglie e figli, passata la guerra, Guidi ricostruisce l’albergo…
“…per fare un buon tè bisogna scaldare la teiera, mettere le foglie, versare acqua bollente, coprire con una busta di panno, attendere 10 minuti…”; lo stile di Mr. Guidi si riconosceva anche tra i verdi castagni di San Mommè.

Tratto da un servizio di A. Nardi su “La Nazione” del 1981 anno della morte del Cav. Luigi Guidi.