Le Origini

Il primo nucleo abitato di San Mommè è edificato dai Longobardi nell’anno 1000 a “Savaiana” attorno alla chiesetta dedicata a Mamante, il santo da cui la località in seguito prenderà il nome (foto 1). Negli anni successivi, la costante crescita della popolazione richiede la costruzione di nuove abitazioni che, con il passare del tempo, rendono il borgo sempre più grande e proteso alla conquista di nuovi spazi abitativi nella valle. Attorno al 1400, per contenere il crescente numero di fedeli, viene costruita anche una nuova chiesa nel centro del paese. Tra il ‘600 e la fine dell’800 la fisionomia del borgo sostanzialmente non cambia ed il numero degli abitanti rimane costante attorno alle 700 / 800 unità. Nel 1864, anno di costruzione della linea ferroviaria Porrettana, termina l’isolamento di queste valli (foto 2, 3, 4, 5) ed è poi nei primi del ‘900, con l’arrivo dell’energia elettrica, che la qualità della vita degli abitanti di San Mommè migliora considerevolmente. In questi anni, infatti, i fratelli Taddei della valle della Limentra, rientrati al loro paese natale dopo un periodo trascorso in Francia a costruire centrali elettriche, decidono di mettere a frutto la loro esperienza nel campo costruendo una piccola centrale elettrica a Bellavalle che consentirà di portare corrente fino al Passo della Collina, e da lì, poi, fino a San Mommè. Alcuni anni dopo gli stessi Taddei costruiranno sotto la Crocetta un bacino alimentato dalle acque dell’Ombrone che, sapientemente incanalate fino alle turbine della centrale eretta in località Torbida, forniranno, fino al 1972, energia elettrica a tutta la valle fino a San Felice.

1882

In primo piano l’acciottolato di Via della Crocetta che porta dalla piazza al casolare della “Crocetta”.

Sullo sfondo della foto, sotto il porticato della chiesa, si vede, alto quasi come una fortezza, il muro che delimita l’orto del prete; sulla sinistra l’edificio che di lì a pochi anni diverrà il ristorante-fiaschetteria di Primo Morelli; sulla destra, invece, la casa dove la Diomira gestirà l’esercizio di sali e tabacchi e dove fu ospitato l’ufficio postale fin quando Agnese e Aristide Morelli lo sposteranno nei locali dove tutt’oggi si trova.

1897

Il ballo domenicale dei paesani nella piazzetta della Diomira dove, all’inizio degli anni ’20, ebbe sede la scuola elementare. La struttura ospitò i bambini fino al 1934 anno in cui furono trasferiti nell’edificio di Borsi Baldino sulla via “Piana” proprio davanti all’ingresso dell’hotel Arcobaleno; le scuole rimarranno lì sino al 1972 anno in cui sono chiuse e trasferite definitivamente a Piteccio.

I Primi del ‘900

Come si vede nelle foto il centro del paese si trova direttamente in mezzo ai campi coltivati, all’epoca la strada d’accesso al borgo (anche se carrabile) non è altro che un acciottolato sconnesso che taglia le distese coltivate. Come si vede nella foto 10 la parte bassa della pieve è contornata dall’alto muro a sassi che perimetra l’orto del prete.
Sempre in quegli anni (precisamente nel 1898) è fondato da Primo Morelli il ristorante- caffè- fiaschetteria in una costruzione che sorge proprio davanti al muro dell’orto (foto 11). Lo stesso Primo Morelli sarà il promotore della “Società Anonima Cooperativa Operaia” (fondata nel 1921), una delle prime istituzioni in Italia con il compito di aiutare, anche economicamente, gli affiliati.

1905

Nella foto in primo piano si nota la fiaschetteria di Primo Morelli; lo sterrato della piazza sulla destra e l’acciottolato della stradina che scende accanto al muro dell’orto del prete; l’abitazione che sorge sulla destra ospiterà più tardi l’alimentari di Archimede Magni.

1909

Nella foto si nota ancora il muro dell’orto del prete che di lì a poco sarà finalmente demolito restituendo al paese la maggior parte di quel terreno che oggi costituisce la piazza; le due costruzioni sullo sfondo sono, rispettivamente, partendo da destra verso sinistra la fontana e la macelleria; la casa grande sulla sinistra invece, ospiterà nell’ordine: la rivendita di verdure dell’Angiolina prima e della Marietta poi, l’ufficio telefonico ed infine la merceria di Felice Fronzoni.

1911

Una processione in onore di alcuni reduci al rientro in paese dalla guerra di Libia.

1914

Il casolare del “Casuccio” come si presentava agli abitanti di San Mommè negli anni antecedenti al primo conflitto mondiale.

La via “Piana” sterrata con in primo piano il grande castagno (dove, oggi, c’è l’ingresso dell’Hotel Arcobaleno); il grande campo dietro il castagno è il prato Palmieri (oggi ospita il parcheggio della Pro Loco); in basso a sinistra, invece, è ben distinguibile il prato che oggi è diventato il campo di calcetto illuminato della Pro Loco.

1915

Foto della porzione centrale del paese con in primo piano, sulla via per “Campiglio”, l’osteria della sig.ra Ersilia Tamburini, che in estate apriva anche una sala da ballo ed in inverno una scuola per le bambine che volevano imparare a fare la calza.

1919

La fotografia mostra una visuale panoramica del “Passo della Collina” (in alto a destra); in basso da sinistra a destra il ponte ferroviario con la stazione e in alto il casolare di “Valdi”, in basso, invece, quello di “Cataldera”.

In primo piano si vede la strada d’accesso al paese, mentre sull’estrema destra il sentiero che conduce al “Viareggino”, zona del paese assai frequentata nel periodo estivo, era lì, infatti, che i paesani ed i villeggianti erano soliti andare a prendere il sole ed a fare il bagno nelle fresche e limpide acque del torrente Ombrone.

1920

Sulla via che porta al casolare di “Campiglio” in primo piano è fotografato il “Pratino delle Chiacchiere”.

Nella foto si vede che ormai il terrapieno con il muro che recintava il famoso orto del prete è stato demolito, tutte le abitazioni che fanno da corona alla piazza in quegli anni cambiano aspetto, il centro del paese è arricchito da piante ornamentali che rendono quest’area sempre più “signorile”.

Panoramica della Pieve, della piazza e della Fiaschetteria Morelli.

1930

Nella foto l’inizio di via della Crocetta, a destra, dietro il cancello di ferro, si apre la corte di Eugenio Cocchi dove ebbe sede della scuola elementare dalle classi separate (maschi / femmine) agli inizi degli anni venti.

1931

In primo piano l’ufficio telefonico con la merceria, la macelleria e la vecchia fontana. Come si può notare sia la piazza che il viale sono ancora sterrati e non esistono abitazioni nei campi coltivati sullo sfondo.

Dal 1946 Ad Oggi

La seconda guerra mondiale è finita da un anno, le bombe degli alleati e le mine dei tedeschi sono ormai soltanto un brutto ricordo. Nella foto in primo piano si vede la casa dove Archimede Magni dal 1950 apre il suo negozio di generi alimentari che terrà aperto sino al 1984 anno della sua scomparsa. Nell’ufficio telefonico che si vede sullo sfondo Felice Fronzoni prima e Teresa poi, gestiscono anche il negozio di merceria, cartoleria, rivendita giornali e di distribuzione delle bombole di gas domestico fino al 1988. Sempre sul finire degli anni ’50 viene compiuto il grande scempio, viene, infatti, demolita la vecchia fontana (foto 26) accanto alla macelleria per far posto ad una nuova costruzione. La stessa macelleria cesserà poi la sua attività nel 1985 per trasformarsi, l’anno successivo, in alimentari gestito da Vanna Gualtieri con il marito; il negozio rimarrà ininterrottamente aperto sino alla sua definitiva chiusura avvenuta nel dicembre 2002.